COMUNI

AGRA

Il paese di Agra, con i suoi 384 abitanti, è situato in una posizione dominante sul lago Maggiore, tra i 680 e i 740 m.s.l.m., da cui si può osservare quasi tutta l'estensione del bacino.

È ricordato nel XIII secolo come "San Martino de Agra", e il nome "Agra" deriverebbe dal latino acer (acero).

Non sono stati ritrovati insediamenti preistorici e si presume che i primi abitanti stanziali siano collocabili intorno all'anno 1000. Il più antico edificio di culto risale al XII-XIII secolo, mentre sono databili al periodo compreso tra il 900 e il 1000 le tre torri di guardia, da gran tempo trasformate nelle torri campanarie delle chiese di Dumenza, Agra e Campagnano.

Nelle cronache locali sono descritti fatti che riportano a momenti di grande rilevanza storica, come la pestilenza di manzoniana memoria, con la sepoltura dei morti di peste al mê di mort (monte dei morti) su cui, nel 1838, venne edificata la chiesa della Beata Vergine del Carmine. Le cronache agresi rievocano anche le visite pastorali del Cardinale Carlo Borromeo.

Caratteristiche del paese sono le antiche case con le loro "lobbie", balconi formati da assi di legno di faggio, castagno e nocciolo, utilizzati anche per l'arredamento interno.

La chiesa parrocchiale è dedicata a Sant'Eusebio. Costruita fra il 1931 e il 1933, è in parte edificata con materiali provenienti dall'antico edificio di San Rocco, ma conserva al suo interno alcuni affreschi eseguiti nel 1959 dal pittore Rivetta. Sono presenti altre tre chiese: Madonna del Carmine, Madonna della Lupera, e Santuario di S. Maria Madre della Chiesa S. Giuseppe.

Di rilievo naturalistico e turistico sono sicuramente le due passeggiate del Giro del Sole e del Giro della Luna, con i Belvedere Mandelli e Zuccoli che regalano ai camminatori degli splendidi panorami sul lago.

In paese è presente anche un Parco Daini che ospita sia daini che capre e dispone anche di un bel parco giochi per i bambini.

In ottobre si svolge la "Festa della Zucca", appuntamento tradizionale che raccoglie ogni anno nel borgo migliaia di persone desiderose di gustare le prelibatezze a base di zucca e di scoprire le numerose bancarelle presenti tra le vie del centro paese.

AZZIO

Azzio è un ameno paesino collinare della Valcuvia, posto a 400 metri di altitudine. Con i suoi 2,17 km quadrati di superficie, è caratterizzato dalla presenza di abbondante acqua sorgiva, che si raccoglie nei torrenti Bulgherone, Viganella e nel fiume Boesio, ed è composto anche dalle località Mara, Oro, Torcino, Molino Dolza, Molinazzo, Convento e Umbera.

Il paese ha origini molto antiche: si dice che sia stato fondato dai Romani nel 16 a.C. In origine era un accampamento, probabilmente usato come base durante la conquista della Gallia. Il nome Azzio deriverebbe da "Actium" secondo alcuni, mentre per altri da "Anzium"; per altri ancora dal nome di un comandante romano che si chiamava Accium.

Lungo la strada principale che conduce a Gemonio si può osservare il più antico esempio architettonico del paese: l'ex convento dei frati francescani minori riformati, la cui chiesa ora è diventata monumento nazionale.

La chiesa principale, nel centro del paese, è dedicata a S. Maria Annunciata ed è un edificio religioso di gradevole semplicità.

Sito web ufficiale dell'Ente: https://www.comune.azzio.va.it/hh/index.php

BRENTA

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BREZZO DI BEDERO

Brezzo di Bedero è un paesino di circa 1.200 abitanti collocato in una ridente posizione panoramica sul lago Maggiore.

Il Belvedere Pasquè costituisce uno dei punti più importanti e famosi dai quali si può fruire di una notevole vista sul lago.

Di eccezionale importanza la Canonica, come viene comunemente chiamata la Collegiata di San Vittore, una basilica di architettura romanica a tre navate costruita nel XII secolo.

Brezzo di Bedero ha ospitato, tra le varie personalità, il pianista svizzero Paul Baumgartner, che volle donare al Comune la propria abitazione ed il pregiato pianoforte. La casa di Baumgartner, conosciuta col nome di "Casa Paolo" è diventata il centro culturale di Brezzo di Bedero, dove si svolgono da anni varie attività, soprattutto nel campo musicale, organizzate dal Comune e dall'Associazione Casa Paolo.

BRINZIO

Il paese di Brinzio si trova in una vallata che si apre sia a sud-est, tramite il passo della Motta Rossa verso Varese, che a nord-ovest, verso la Valganna e la Valcuvia, ed è inserito totalmente all'interno del Parco Regionale del Campo dei Fiori.

I suoi abitanti sono 766 (dato del 30/6/2023). Confina a nord con Bedero Valcuvia, a est con Valganna e Induno Olona, a sud con Varese e a ovest con Castello Cabiaglio e Rancio Valcuvia. Con una superficie di 6,2 km quadrati, ha un'altitudine che va dai 400 metri ai 1032 del monte Martica.

Secondo la tradizione, Brinzio fu fondato da pastori di Castello Cabiaglio che si stabilirono nella località nota come Casée (il nucleo più antico del borgo) dove attualmente sorgono il Museo della Cultura Rurale Prealpina e la sede del Parco Regionale del Campo dei Fiori. La prima fonte scritta che lo riguarda è un documento risalente al 979, conservato presso il Sacro Monte di Varese.

Tra i luoghi a valenza turistico-culturale figurano: la chiesa dei SS. Pietro e Paolo del XVIII secolo, la Cappelletta dell'Addolorata con pitture di Giovan Battista Ronchelli (Castello Cabiaglio, 1715-1788), la cascata del Pesegh, il laghetto e il masso erratico.

Nel cimitero del paese riposa il generale dei Carabinieri Enrico Riziero Galvaligi, ucciso dalle B.R. il 31 dicembre 1980, a cui è dedicato anche un monumento sull'omonima piazza. Originario di Solbiate Arno, si era rifugiato a Brinzio (paese della madre) dopo l'8 settembre 1943, per unirsi alla Resistenza. In paese aveva conosciuto la moglie, sfollata da Bologna durante la guerra. Nel dopoguerra, Galvaligi era solito soggiornare a Brinzio con la famiglia nei mesi estivi, mantenendo un forte legame con la comunità.

Sito web ufficiale dell'Ente: www.comune.brinzio.va.it 

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BRISSAGO VALTRAVAGLIA

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CASALZUIGNO

Casalzuigno è un incantevole borgo collinare della Valcuvia, noto per la sua ottima esposizione solare che regala luce e bellezza in ogni stagione. Il paese si articola in diverse frazioni, ciascuna custode di arte, natura e tradizioni autentiche, che insieme compongono un mosaico ricco di storia e vitalità.

La frazione di Zuigno si sviluppa attorno a uno dei luoghi simbolo del territorio: Villa Della Porta Bozzolo, splendido bene FAI. Questo gioiello architettonico del Cinquecento è impreziosito da giardini all'italiana su terrazze e da un calendario ricco di eventi culturali, concerti e attività per famiglie.

Un aspetto particolarmente significativo è l'accesso gratuito al parco per i residenti di Casalzuigno, che rafforza il legame tra la comunità locale e questo straordinario patrimonio storico, vissuto non solo come meta turistica, ma anche come parte integrante della vita quotidiana.

La frazione di Arcumeggia è un vero e proprio museo a cielo aperto, conosciuto come il "paese degli affreschi". Le facciate delle case ospitano opere realizzate da celebri pittori italiani del Novecento, offrendo ai visitatori un'esperienza immersiva tra arte e cultura rurale.

Grazie al costante impegno dell'amministrazione comunale, Arcumeggia è oggi una meta imperdibile per turisti, escursionisti e ciclisti. La recente apertura di un chiosco attrezzato per l'accoglienza ha reso il borgo ancora più accogliente e vivace, ideale per una pausa tra natura e bellezza.

Ad arricchire la proposta culturale, all'interno del Borgo di Arcumeggia, c'è la "Sangalleria", interessante fusione tra una galleria d'arte e museo fotografico a testimonianza del passato analogico e come memoria visiva del luogo. Fondata nel 2005 da Luigi Sangalli e Flavio Moneta in Vicolo Malcotti 1, è diventata un punto di riferimento per eventi, mostre e progetti culturali legati alla fotografia d'autore e al tessuto artistico locale.

Durante l'estate, invece, l'Area Feste di via Sciareda diventa uno dei principali punti di aggregazione della Valcuvia. Immersa nel verde e facilmente raggiungibile, ospita le sagre gastronomiche più attese della stagione, che animano i fine settimana da giugno a settembre e attirano ogni anno centinaia di visitatori, non solo dai paesi vicini, ma anche dal Varesotto e dal Canton Ticino.

Queste sagre rappresentano un modello virtuoso di valorizzazione del territorio, dove tradizione, partecipazione e spirito comunitario si uniscono per offrire esperienze autentiche e inclusive.

Casalzuigno è molto più di un paese collinare: è un luogo dove il sole incontra la storia, dove l'arte convive con la natura, e dove le tradizioni si rinnovano attraverso eventi, accoglienza e identità locale. Un borgo da visitare, ma soprattutto da vivere.

CASSANO VALCUVIA

Alle pendici del monte San Martino, poco sopra alla strada statale che collega Cittiglio con Luino, c'è Cassano Valcuvia: borgo di 639 abitanti e con una superficie di poco meno di 4 km quadrati, considerato anche la "porta della Valcuvia".

Il nome del paese appare già in vari documenti del periodo medioevale, dai quali risulta la presenza di un castello o castrum. Cassano appartenne al contado del Seprium e fu feudo dei Visconti, per poi seguire le sorti di tutti i paesi della valle. Fece parte prima della pieve di Cuvio e, successivamente, nel 1675, fu eretto a parrocchia, con la chiesa che venne dedicata ai Santi Ippolito e Cassiano.

Al nome di Cassano, che trae probabilmente origine dal gentilizio Cassius, è stato aggiunto quello di Valcuvia, dopo l'unità d'Italia, per distinguerlo dagli altri paesi con il medesimo nome.

Sul colle di San Giuseppe sorge l'omonimo Eremo dell'XI secolo, tra i più antichi edifici sacri della Valcuvia. Nell'area circostante la chiesa, si può visitare anche il ridotto fortificato della Linea Cadorna.

In centro paese, poi, ha sede il Centro Documentale Frontiera Nord Linea Cadorna, con sei sale espositive dedicate alla linea di difesa, agli avvenimenti della Battaglia del San Martino durante la Resistenza e al contesto ambientale della Valcuvia.

Nel Palazzo Comunale è visitabile il caratteristico teatro liberty degli inizi del secolo scorso, che ospita ancora oggi spettacoli teatrali e la compagnia locale Teatro Periferico.

Immerso in un contesto naturale suggestivo, Cassano Valcuvia è un buon punto di partenza per escursioni lungo la ricca rete di sentieri, ben segnalati e manutenuti, che da lì si dipanano nella valle. La tranquillità, il paesaggio collinare e la vivace attività culturale ne fanno una meta attrattiva per turismo slow e sostenibile.

Personaggi illustri del paese sono Attilio De Tomasi, famoso affreschista nelle chiese di Francia che prestò la sua opera nella parrocchiale dei Santi Ippolito e Cassiano, successivamente restaurata da Frediano Berti. Il fratello, Pietro De Tomasi, scultore, si dedicò invece all'arte funeraria.

Nonostante non siano nativi di Cassano, sono stati legati al paese Aldo Bertocci, tenore alla Scala di Milano, Ambrogio Fogar, esploratore, navigatore e scrittore, e Rinaldo Gallivaggi, singolare personaggio noto alle cronache per la sua presunta appartenenza alla famiglia Savoia.

Sito web: https://www.comune.cassanovalcuvia.va.it/hh/index.php 

CASTELLO CABIAGLIO

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CASTELVECCANA

II nome e la storia di Castelveccana sono legati al Castello che un tempo si ergeva sul promontorio della Rocca. Nel 963, nonostante la tenace difesa dei figli di Berengario II, ultimo Re Feudale d'Italia, fu assediato, conquistato e incendiato da Ottone I di Germania.

Una volta ricostruito, la sua importanza militare diventò più grande sotto il dominio dei Visconti, dei Rusca e dei Borromeo, ma fu distrutto definitivamente dagli Svizzeri nel 1513. Purtroppo del Castello sono rimasti soltanto pochi ruderi, ma dello storico passato ci sono tracce pregevoli in alcuni edifici sacri: la chiesetta romanica di San Giorgio, la parrocchiale di San Pietro, il campanile di San Martino, l'eremo di Sant'Antonio (risalenti ai secoli XI e XII ) e il santuario quattrocentesco di Santa Veronica pregevolmente affrescato e costruito in bella posizione panoramica sulla Rocca. Dopo la distruzione del castello, la Rocca di Caldé rimase celebre nei tempi per la pregiatissima calce che veniva estratta e lavorata nelle caratteristiche fornaci, ora dismesse ma ancora ben visibili.

Il nome "Castelveccana" nasce nel 1928 dalla fusione amministrativa dei preesistenti comuni di "Castello Valtravaglia" sul lago e "Veccana" a monte, ma molte volte viene più facilmente denominato con il nome breve della sua frazione lacustre "Caldé" e da alcuni per le sue particolarità: "la Portofino del Lago Maggiore".

Suddiviso in parecchie frazioni sparse nell'ampia vallata della Valtravaglia, il paese si estende tra la sponda Lombarda del Lago Maggiore e le verdi montagne che la separano dalla Valcuvia.

Il paesaggio dolcissimo, il clima mite e la vegetazione rivierasca quasi mediterranea convivono con le folte distese boscose di castagni e faggi secolari delle Prealpi. La quiete, l'aria pulita, la natura incontaminata, la possibilità di praticare diversi sport soprattutto acquatici e di fare passeggiate distensive sui monti circostanti, rendono Castelveccana una meta molto ambita per il tempo libero e per la villeggiatura.

Uno dei principali luoghi di ritrovo è l'accogliente piazzetta di Caldé, il piccolo borgo di lago che Piero Chiara definiva "Il punto più ridente, più spettacolare e insieme più tranquillo, più intimo e più intatto di tutta la costa".

La parte più antica del paese è quasi integra e lascia immaginare il piccolo borgo di pescatori e di cavatori di calcina quale era nei secoli passati.

Da ogni punto di Castelveccana - ma soprattutto dal balcone suggestivo di Santa Veronica che si affaccia dalle balze della Rocca sopra le storiche fornaci - si contempla uno degli scenari più vasti e più belli del Lago Maggiore incorniciato nel maestoso anfiteatro delle Alpi.

Se Caldé è il rione rivierasco di Castelveccana, quello più elevato è Sarigo, che è anche l'angolo rustico meglio conservato della Valtravaglia. Seminascosto tra boschi secolari e orti, Sarigo è un armonioso agglomerato di antiche case di pietra, alcune risalenti al 1500, ingentilite da porticati e ballatoi e unite da profondi voltoni che attraversano le viuzze contorte.

Per le bellezze naturali, le caratteristiche ambientali, il lago, i vecchi borghi sparsi nel territorio, Castelveccana è giustamente considerata località d'interesse turistico, ma anche luogo di residenza dotato di servizi di pubblico interesse che agevolano la qualità della vita anche in un piccolo comune.

CITTIGLIO

Il paese di Cittiglio, a 254 m.s.l.m., si sviluppa sul territorio della verdeggiante Valcuvia, incastonato tra monti e prati ricchi di flora e fauna autoctone. È suddiviso in sei frazioni storiche, chiamate Rioni: Cascine, Fracce, Cittiglio Alto, Valcuvia, Vignola San Biagio e San Giulio, a cui si aggiungono i Pozzit e quella montana di Vararo, per un totale di circa 3830 abitanti.

Le sue origini risalgono all'epoca medievale, quando veniva chiamato Cistellum e si ergeva su un piccolo colle fortificato su cui erano posizionati un monastero e una chiesa, quella che oggi è la chiesa di San Biagio, un luogo di elevato pregio architettonico e storico grazie ai ritrovamenti archeologici dell'ultimo decennio risalenti al Medioevo.

Cittiglio è attraversato da una pista ciclabile ed è ricco di aree verdi molto belle come il parco delle cascate, attualmente chiuso al pubblico per lavori di messa in sicurezza, e di sentieri percorribili sia a piedi che in bicicletta, come quello ad anello che dai Pozzit arriva fino al Rione Cascine o le vecchie mulattiere che salgono a Vararo.

La stazione ferroviaria ospita poi un museo dedicato al suo campione di ciclismo Alfredo Binda, mentre è in fase di realizzazione il tour di lavatoi storici denominato "La via dell'acqua". In paese vi è anche la casa nella quale fu ospite Giuseppe Garibaldi durante la campagna dei Mille.

Oltre al campionissimo Alfredo Binda e al fratello Albino, Cittiglio ha ospitato numerosi personaggi legati al mondo della cultura: lo scultore Luigi Broggini, che inventò il cane a sei zampe, storico logo dell'Agip; la pittrice Rosa Maria Stuani Nitais, pluripremiata in ambito figurativo e paesaggistico; il professor Luigi Violini, inventore del logo del Comune; la nota concertista Annita Porrini; Gianfranco Caporali, il falegname che creò un sidecar di legno usato in un film di Renato Pozzetto; il pittore e professore Vincenzo Morlotti; il musicista jazz Paolo Paliaga; i giornalisti e scrittori Massimo Cassani e Felice Magnani; la scrittrice Serena Contini.

Sito web: https://www.comune.cittiglio.va.it/ 

COCQUIO TREVISAGO

Situato tra i laghi di Varese e Maggiore, a sud-ovest del massiccio del Campo dei Fiori e attraversato dal torrente Bardello, Cocquio Trevisago è un comune di circa 4.650 abitanti.

Il territorio, ricco di vegetazione e sentieri, si estende dal fondovalle fino alla vetta del Forte di Orino (1134 m.s.l.m.), parte della storica Linea Cadorna.

La prima parte del nome, Cocquio, deriverebbe dal volgare latino coccum (piccola collina) - in seguito cocquium per correzione, parola di origine gallica - o dal nome della famiglia dei locali conti Coco; Trevisago, invece, deriva dal latino da tres vias agere, sottolineando il suo essere punto d'incontro delle tre vie che portavano verso Milano, il lago Maggiore e la Svizzera.

Nato nel 1927 dall'unione dei borghi di Cocquio e Trevisago, il paese conserva tracce di un passato millenario, a partire dalla torre medievale situata nell'omonima frazione che, in quell'epoca, era un punto cardine di passaggio di informazioni tra le fortezze Adamoli di Besozzo e la Bastiani sul San Clemente. Nel Medioevo, infatti, Trevisago ospitava gli alloggiamenti delle truppe e, insieme a Cerro e Caldana, svolgeva un'importante funzione difensiva militare.

Oltre a questo edificio, di cui ora rimane un rudere, anche le ville e le chiese seicentesche, il Teatro SOMS edificato nei primi anni del Novecento e la chiesa della Purificazione con un campanile romanico del XIII secolo testimoniano un'importante eredità storica e culturale.

Lo sviluppo urbano del paese si è storicamente articolato per nuclei urbani distinti, interessando, oltre al centro di Cocquio, quello delle frazioni di Sant'Andrea, Torre, Caldana e Cerro, con le ultime due che, meno intaccate dall'urbanizzazione recente, offrono scorci autentici con edifici storici di pregio e ben conservati.

Tra le personalità di spicco legate al paese figura sicuramente il pittore Innocente Salvini nato e cresciuto in una famiglia contadina che gestiva un mulino sul torrente Viganella: i colori caldi, i familiari e i momenti della vita contadina sono infatti le caratteristiche dei suoi dipinti, raccolti nel museo creato dopo la sua morte accanto al mulino. Altri si possono trovare nella chiesa parrocchiale di S. Andrea e in un affresco nel borgo di Arcumeggia.

Altro personaggio noto è Esteban Canal, nato in Perù nel 1896, ma trasferitosi in Europa a 16 anni. Diventato un campione di scacchi, nel primo dopoguerra si è stabilito in Italia, dove ha ottenuto pregevoli risultati e vittorie nel campo scacchistico. Gli ultimi anni della sua vita li ha trascorsi proprio a Cocquio Trevisago, dove è morto nel 1981.

Il personaggio cocquiese più famoso, però, appartiene al mondo della moda: la stilista Fernanda Gattinoni. Nata a Cocquio Trevisago nel 1907, ha avuto un grande successo lavorando sia in Italia che all'estero, dove era molto amata, e vestendo anche dive del cinema del calibro di Audrey Hepburn e Anna Magnani.

Oggi Cocquio Trevisago unisce tradizione e natura, grazie anche ai percorsi ciclabili che lo collegano al lago di Varese e al lago Maggiore e a sentieri, come quello delle sculture a Cerro, con le opere d'arte realizzate da Sergio Terni, che invitano alla scoperta di questi luoghi.

Sito web ufficiale dell'Ente: www.comune.cocquio-trevisago.va.it 

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CURIGLIA CON MONTEVIASCO

Curiglia con Monteviasco è un comune di 189 abitanti, il solo centro della Val Veddasca situato sul versante meridionale.

Il paese è arroccato sul fianco della montagna e caratterizzato dalle rustiche costruzioni in pietra a vista e dai tetti in beole.

Curiglia con Monteviasco è suddiviso in due nuclei, ancor oggi collegati non da una strada carrozzabile, ma dalla mulattiera da circa 1400 gradini che costituisce l'unica via di accesso al borgo di Monteviasco in attesa della riapertura della funivia che collega il paesino a Ponte di Piero.

Monteviasco, oggi abitato da una dozzina di persone, è quasi totalmente costituito da edifici con muri a secco, spesso dotati di "lobbie". Strette viuzze lastricate s'intersecano fra passaggi coperti e minuscoli slarghi e tutto l'abitato ruota attorno alla grande chiesa dedicata ai S.S. Martino e Barnaba.

Interessante meta storica è anche il grande masso di Piero, nei pressi dell'omonima località, a ridosso del torrente Giona, che riporta numerose incisioni di figure e simboli legati al culto pagano, poi sostituiti con delle "croci fiorite" attorno al X-XI secolo. Alcune delle incisioni di questo masso, confrontate con altre ubicate ad una certa distanza dal paese, lascerebbero datare i primi insediamenti al 2000 a.C.

Interessanti anche i caratteristici alpeggi di Sarona e dell'Alpone, situati lungo il percorso pedestre che conduce al Monte Lema e al Monte Tamaro, un tempo adibiti alla transumanza delle bestie e oggi fantastiche oasi di pace e natura.

CUVEGLIO

Cuveglio è situato nel centro della Valcuvia, a metà strada fra Luino e Laveno Mombello. Ha una superficie di 7,67 km quadrati ed è posto a un'altitudine di 294 m.s.l.m. Composto dalle frazioni di Vergobbio, Canonica e Cavona, ha una popolazione di circa 3400 abitanti.

Alcune scoperte archeologiche hanno confermato che Cuveglio era un centro di rilevante importanza in epoca romana, anche se i primi abitanti furono palafitticoli che, col ritirarsi delle acque dell'antico lago glaciale, si rifugiarono nel "Coviglio" fondando il primo centro urbano.

All'estremità settentrionale del paese, davanti al promontorio di Santa Maria, vi era un antichissimo cimitero pagano di epoca anteriore a quella romana. Nel 1911, durante la costruzione della strada provinciale, vennero anche trovate parecchie tombe che andarono però disperse.

Il Dottor Giuseppe Rigoli, nel 1949, parlò della scoperta di numerosi vasi cinerari in località "Chioso di San Lorenzo" con alcune monete che il Gabinetto numismatico aveva datato all'epoca dell'imperatore Traiano, intorno al 120 d.C.. Queste scoperte dimostrano che il paese aveva assunto una certa vastità e che, quindi, la sua origine doveva essere remota.

Oltre a diversi affreschi presenti nelle varie frazioni, tra gli edifici sacri da visitare figura la chiesa di Sant'Anna (secolo XIV) con le cappelle della via Crucis situate alla partenza della "brevissima" verso Duno e il San Martino. La Santa Casa a Cavona, invece, è un santuario che si rifà a quella di Loreto.

La torre civica, affiancata alla chiesa di San Lorenzo, è un altro emblema dell'importanza storica del paese, mentre la chiesa di Santa Maria, con il lazzaretto, testimonia ulteriormente che, già prima del Medioevo, la valle era viva. Alcuni affreschi della chiesa sono ora visibili nel palazzo comunale, mentre altri reperti sono al museo storico di Varese.

Altro luogo unico del territorio (oltre che unico in Italia), è il museo degli Indiani d'America del Sud Ovest (The American Southwest Museum) che si trova a Cavona e, ogni anno, accoglie numerosi visitatori.

Sito web: www.comune.cuveglio.va.it 

CUVIO

Cuvio è un comune della Valcuvia che si estende su un territorio di 5,96 km quadrati e a un'altitudine di 309 m s.l.m. Con la sua frazione di Comacchio, conta poco più di 1600 abitanti.

Capo di pieve, viene citato negli Statuti delle strade e delle acque del contado di Milano (1346). Con l'intera Valcuvia fu infeudato nel 1450 ai Cotta, mentre nel 1727 passò al conte Giulio Visconti Borromeo Arese e poi ai Litta Arese. Le storiche famiglie Cotta e Visconti Borromeo Arese abitarono dal 1600 al 1800 nel palazzo-fortezza, poi riconvertito in dimora signorile, che primeggia con la sua torre nella piazza principale. Il gonfalone di Cuvio li ricorda con la tunica bianca (o cotta) e il biscione visconteo.

Successivamente il paese visse varie aggregazioni e scioglimenti con i centri limitrofi: con Napoleone nel 1809, con il Regno Lombardo-Veneto nel 1815 e con il fascismo nel 1928, ma sempre con Cuvio come capocentro storico.

Dal dopoguerra è tornato nell'alveo originale che, dal fondovalle, sale fino al Campo dei Fiori, attraversato dal torrente Boesio (col nome di Broveda alla sorgente) e con un'areale caratteristico per rogge, cascate, laghetti e un ponte romano all'interno della "valle Inglese" – il cui nome non ha nulla a che vedere con gli abitanti d'Oltremanica, ma deriverebbe invece dal dal latino "in glarea", che significa "sulla ghiaia", per via del fiume che portava a valle pietrisco e sabbia.

Tra i personaggi emblematici di Cuvio figurano: Virgilio Savini (1850 c - 1925), creatore del più rinomato ristorante della Galleria di Milano; Enrico Porro (1885 – 1967), con genitori cuviesi, vincitore della prima medaglia d'oro italiana alle Olimpiadi di Londra 1908 nella lotta greco-romana, categoria pesi leggeri; Leopoldo Maggi (1840 – 1905), professore e luminare biologo, zoologo e geologo, discendente della nobile famiglia milanese che si rifugiò a Cuvio nel '800.

Piero Chiara, poi, con il suo romanzo "Il pretore di Cuvio" rese famosa la Pretura lì esistita fino al 1929. Non solo: il film "Venga a prendere il caffè... da noi", ispirato al suo romanzo "La spartizione", diretto da Alberto Lattuada e interpretato da Ugo Tognazzi, venne girato in gran parte proprio a Cuvio.

La Mascioni Organi, fondata da Giacomo Mascioni nel 1829 a Comacchio di Cuvio, è tutt'oggi un'importante azienda produttrice e restauratrice di organi a livello mondiale.

Sito web: https://www.comune.cuvio.va.it/ 

PERSONAGGI DI SPICCO
Bernardino Scapi, detto Bernardino Luini (Dumenza, 1481 circa – Milano, giugno 1532), è stato un pittore italiano di scuola rinascimentale lombarda, riferibile al gruppo dei Leonardeschi. 
https://it.wikipedia.org/wiki/Bernardino_Luini 

DUMENZA

Dumenza è un borgo di circa 1.500 abitanti situato in un esteso territorio montano poco sopra il lago Maggiore, alle pendici del Monte Lema che, con i suoi 1.624 m.s.l.m., rappresenta una delle vette più panoramiche e la più elevata della zona del Luinese.

È un paese tranquillo ricco di storia, bellezze artistiche e naturalistiche e che offre un perfetto equilibrio tra paesaggio, accoglienza e tranquillità.

Il territorio è attraversato dal Rio Colmegnino, che ha origine nella località Regordallo (Due Cossani) sul monte Colmegnino. La valle formata da questo corso d'acqua è conosciuta come Val Dumentina, spesso chiamata anche "Valle Smeraldo" grazie alle sue tonalità verdeggianti.

Il paesaggio naturale è caratterizzato da boschi silenziosi, prati, alpeggi, radure, cascate, suggestivi declivi e terrazze panoramiche da cui scorgere il lago Maggiore. Le vie e i sentieri della montagna ricordano antiche rotte, un tempo percorse da contrabbandieri che scambiavano merci tra Italia e Svizzera – un pezzo di storia che ancora vive nei racconti dei più anziani.

A Dumenza si individuano diverse frazioni, ognuna con proprie peculiarità storiche, artistiche e paesaggistiche: Torbera, Dumenza, Trezzino, Runo, Stivigliano, Due Cossani, Vignone, Pradecolo e Pragaletto.

Il paese si raccoglie intorno alle sue numerose chiese, tra cui la parrocchiale dedicata a San Giorgio a Runo, la Chiesa di Santa Elisabetta a Due Cossani, la Chiesa dei Santi Nazario e Celso e la Chiesa dell'Immacolata in centro a Dumenza.

Dalla frazione di Trezzino, una mulattiera contrassegnata da tredici cappelle della Via Crucis accompagna il visitatore al Santuario di Trezzo, un luogo di devozione molto importante per la comunità locale, dedicato a Santa Maria Assunta. In località Pragaletto, salendo verso la vetta del Lema, si trova il monastero che ospita la Comunità monastica "Santissima Trinità".

Gli scorci più antichi degli abitati sono caratterizzati da vicoli stretti, case in pietra, muri decorati da affreschi, incantevoli corti, che raccontano di storie rurali e semplici, bene incastonati con le vie più moderne, le nuove abitazioni, le scuole e le attività commerciali e di servizio. Sono ancora oggi visibili i resti dei mulini da tempo abbandonati, vecchie malghe e cascine, le ex latterie e, dai tempi più recenti, ciò che rimane delle fabbriche moderne oggi dismesse.

Alla storia della vita rurale si accompagna una natura generosa: boschi popolati da volpi, ungulati, tassi, scoiattoli e lepri; declivi fioriti; reticoli idrici abitati da anfibi e specie ittiche; spazi sorvolati da uccelli come falchi, merli, picchi e passeriformi. È un territorio ideale per chi cerca escursioni, passeggiate o momenti di pura contemplazione, con la possibilità di ristorarsi tra i rifugi, i ristoranti, bar e fattorie, nonché trovare riposo nelle accoglienti e intime strutture ricettive.

A Dumenza è anche presente un importante spazio di aggregazione, il Centro Carà, parco comunale di alta frequentazione e ospitante numerosi eventi locali, musicali, sportivi, culturali e anche di rilievo per tutto il territorio limitrofo. Sono infatti attivi a Dumenza associazioni e gruppi locali che a fianco dell'amministrazione comunale operano per la promozione territoriale organizzando manifestazioni di vario genere.

Dumenza è spesso ricordata per avere dato i natali a personaggi celebri e di alta rilevanza storica. Si ricordano infatti: Bernardino Scapi, detto Bernardino Luini, pittore rinascimentale riferibile alla scuola leonardesca le cui opere oggi sono conservate in molte chiese e musei; Bartolomeo Scappi, il più grande cuoco italiano del Cinquecento che prestò servizio alla corte di due papi, Pio IV e Pio V, e che nel 1570 raccolse il suo sapere in un monumentale trattato gastronomico intitolato "Opera"; Raffaele Casnedi, pittore ottocentesco e professore dell'accademia di Brera, considerato uno dei rappresentanti del Romanticismo e del Realismo nel XIX secolo; Vincenzo Pietro Peruggia, decoratore italiano noto per aver trafugato la Gioconda di Leonardo da Vinci nel 1911 dal Museo del Louvre a Parigi, suscitando grande scalpore internazionale.

Per il visitatore Dumenza è la destinazione perfetta per chi cerca un'esperienza slow, lontano dai flussi turistici di massa, l'ideale per escursioni in famiglia, trekking, esperienze gastronomiche e immersioni nella storia di un confine alpino ricco di fascino.

DUNO

Con i suoi circa 160 abitanti e una posizione a 530 m.s.l.m., Duno è uno dei comuni più piccoli e affascinanti della provincia di Varese. Immerso nel verde e ricco di testimonianze storiche, è un luogo ideale per chi cerca tranquillità, bellezza paesaggistica e itinerari poco battuti.

La natura è protagonista, con castagneti, massi erratici e percorsi che si snodano tra i boschi. Particolarmente suggestiva è la zona del "Faggio del Gelato", un albero secolare situato lungo il sentiero per il Monte San Martino. Questo luogo deve il nome alla tradizione, risalente agli anni Trenta, dei venditori di gelato che qui si fermavano durante la festa di San Bartolomeo.

Tra le tracce del passato rurale si incontrano lavatoi, antichi abbeveratoi della Linea Cadorna, e i resti di vecchi mulini in località Costaccia. Nei pressi dell'Alpe di Bis, si possono osservare anche misteriose incisioni rupestri.

Il centro storico custodisce "Ur Fort", una costruzione che si ipotizza sorga su un'antica fortificazione. Questo dettaglio si ricollega all'origine del nome "Duno", che deriverebbe dal termine gallico Dunum, ovvero "fortezza" o "altura fortificata".

Tra i luoghi di interesse culturale spiccano la chiesa parrocchiale dei Santi Giuliano e Basilissa, che conserva alcune reliquie, e il Tempio votivo dei medici d'Italia, simbolo di devozione e memoria.

Duno ospita anche un originale museo a cielo aperto: lungo le vie del paese si trovano affreschi, sculture e bassorilievi realizzati nel 2012 da medici-artisti o in collaborazione con medici, tutti dedicati al tema "La salute nel pensiero medico".

Numerosi sentieri e mulattiere collegano Duno ad Arcumeggia, al Monte San Martino e ad altre località vicine, rendendolo un punto di partenza ideale per esplorazioni a piedi o in MTB tra storia e natura.

FERRERA DI VARESE

Il Comune di Ferrera di Varese è uno dei meno estesi del nord della Provincia, con i suoi 1,61 km quadrati. Ciononostante ha delle peculiarità che richiamano molti visitatori, soprattutto nel periodo estivo.

Il principale è sicuramente la cascata di Ferrera, nota anche come cascata "Fermona": un monumento naturale di grande pregio situato all'interno di un contesto naturalistico particolare. Il salto del torrente Margorabbia, alto ben 30 metri e luogo di fresco ristoro molto apprezzato durante la bella stagione, è facilmente raggiungibile dal centro del paese percorrendo la pista ciclabile che assicura un facile collegamento verso Luino e la Valcuvia. Oltre a questo, si possono ammirare anche altre due cascate più piccole, una più vicina al paese, e una che sgorga direttamente dalla roccia.

Il paese, alla quota di 298 m.s.l.m., è immerso in una folta vegetazione. Degno di visita è anche il monumento ai Caduti presente in località Rocca, da cui si può godere di un'ampia vista sul paese e sulla valle.

Sito web: https://www.comune.ferreradivarese.va.it/ 

GAVIRATE

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GEMONIO

Gemonio è un paese di circa 2900 abitanti situato su una collina all'imbocco della Valcuvia, con un bel centro storico.

Nel suo territorio si può ammirare senza dubbio la chiesa di San Pietro risalente al VII-VIlI secolo, in stile romanico lombardo, impreziosita da affreschi e dall'altare preromanico.

Il Museo Civico Floriano Bodini, ricavato da un cascinale contadino restaurato, raccoglie le opere dello scultore di origine gemoniese, cresciuto a Milano e animatore del "realismo esistenziale".

La Chiesa Parrocchiale di San Rocco e Beata Vergine Addolorata conserva l'altare ligneo di San Pietro e il trittico della Madonna Addolorata, entrambe opere di Bernardino Castelli, l'organo Mascioni di inizio '900 e tele del pittore Innocente Salvini.

Di grande valore artistico anche il murales di Andrea "Ravo" Mattoni, "Il suonatore di liuto", ispirato all'opera di Caravaggio, realizzato presso la Scuola Primaria E.Curti.

GERMIGNAGA

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GRANTOLA

Grantola è situata nella parte più a sud della Valtravaglia, dove la Valcuvia termina la propria estensione. Il paese è attraversato dal torrente Grantorella, sulle cui sponde è sorto il nucleo più antico del paese, e si sviluppa fino a raggiungere il torrente Margorabbia.

Comune autonomo fino al 1927, quando l'azione di revisione generale delle circoscrizioni comunali voluta dal governo fascista lo unì a quelli di Montegrino e Bosco Valtravaglia, riottenne la propria autonomia nel 1957.

Il territorio conta circa 1228 abitanti, che sono chiamati grantolesi ma, all'interno di quell'antica tradizione di scherno tra i paesi della valle, sono soprannominati "maran".

Il nome Grantola, attestato come Grantora nel XIII secolo, trova origine dal composto dei termini del tardo indoeuropeo *granto (terreno) e *olâ (spingere in una direzione), trasformato in *grantolâ in epoca celtica, ergo traducibile in "piega del terreno".

La chiesa di San Pietro, risalente all'XI secolo, custodisce al suo interno affreschi di notevole pregio tra i quali spicca la pala d'altare raffigurante la Madonna del Buon Consiglio, realizzata in stile bizantino nel XVI secolo.

La chiesa di San Carlo, invece, venne edificata nel XVII secolo per volere del Cardinale Borromeo su progetto del Richini e sconsacrata nel 1965. Gli interni sono privi di arredi e suppellettili, spostati nella nuova chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo. Oggi la chiesa, acquistata dal Comune, ospita eventi ed attività culturali.

Palazzo De Nicola, costruito nel XVII secolo e successivamente ristrutturato, presenta sulla facciata esterna simboli massonici e una raffigurazione della locomotiva Stephenson, a testimonianza dell'attività ferroviaria di Gaspare De Nicola, in Italia e in Portogallo, nel XIX secolo. Non si esclude che il Palazzo possa essere stato edificato sui resti di una precedente costruzione distrutta dai Lanzichenecchi nel Cinquecento. All'interno di quello che era il parco del palazzo, ad esso collegato da un ponte pedonale, sono ben visibili le "mura", uno sfondo neogotico realizzato tra fine Ottocento e inizio Novecento sulla riva del Grantorella.

Infine, sulla piazza che ospita l'antico lavatoio comunale si affaccia l'antico affresco della "Madonna delle Nevi", datato 17 novembre 1618.

Per gli appassionati di trekking, Grantola offre percorsi ciclopedonali ideali per ogni tipo di escursione, permettendo di esplorare e scoprire angoli nascosti (come la cascata del Calderone) o più noti (come la cascata Fermona).

Per gli amanti degli sport di squadra è invece fruibile il centro sportivo comunale, inaugurato nel 2006 e frutto della collaborazione tra Comune e Parrocchia. Attualmente è gestito dalla locale Pro Loco.

Tra i personaggi di rilievo del paese figura il Maestro Quirino Besati (1884 –1975): maestro della banda musicale e compositore di musica per banda, fu molto attivo in paese, dove ha ricoperto anche l'incarico di consigliere comunale. Ha composto la marcia brillante "Grantola" che è divenuta negli anni una sorta di inno comunale.

Il maestro Giacomo Pierino Gandini, nato a Grantola nel 1912, fu il primo clarinetto dell'orchestra del Casinò Municipale di Sanremo, del Teatro dell'Opera e dell'orchestra sinfonica della RAI di Roma.

L'avvocato Alberto Dall'Ora, uno dei migliori penalisti italiani che ha difeso, tra gli altri, Vincenzo Muccioli ed Enzo Tortora, acquistò e ristrutturò un antico edificio nel centro di Grantola, che divenne luogo dei suoi soggiorni estivi, stabilendo con i grantolesi un rapporto di conviviale convivenza.

Infine il cantautore Biagio Antonacci che, da ragazzo, trascorreva a Grantola le vacanze estive con la sua famiglia.

LAVENO - MOMBELLO

Laveno Mombello è una cittadina ricca di luoghi di interesse culturale, storico, artistico e ambientale che ne fanno un punto turistico da non perdere.

Il suo golfo è un prezioso gioiello affacciato sulle Isole Borromee, attrezzato con vari ormeggi per le imbarcazioni, e protetto alle spalle dalle montagne come il Sasso del Ferro, che offre uno dei punti più panoramici non solo per i turisti, ma anche per gli sportivi appassionati di deltaplano e parapendio.

Suddivisa in tre borghi – Laveno, Mombello e Cerro – questa località turistica è stata un punto strategico di tanti passaggi sin dal tempo dei Romani, dal cui comandante Tito Labieno si può ricavare il nome di questo paese, e che millenni dopo vedrà svolgersi alcune vicende legate a Garibaldi, che qui combatté gli austriaci nel 1859.

Ogni borgo presenta delle caratteristiche uniche: Laveno, cuore dell'antica produzione ceramica, si estende lungo tutta la costa, raggiungendo la frazione di Cerro, con i suoi paesaggi pittoreschi e le sue spiagge, mentre la frazione di Mombello domina dalle colline tutto il paesaggio.

A livello internazionale, Laveno Mombello è conosciuta per l'importante produzione di ceramiche e porcellane, le cui vicende si possono ripercorrere grazie al MIDeC-Museo Internazionale del Design Ceramico e alle diverse testimonianze ancora oggi visibili, caratterizzate dal decoro "blu di Laveno" rinomato in tutto il mondo.

Oggi il territorio si offre come luogo turistico accogliente e ricco di possibilità adatte a tutti, residenti e turisti, per svolgere attività culturali e outdoor in un ambiente suggestivo e unico, tra tradizione e natura.

LUINO

Luino, affacciata sul Lago Maggiore, con i suoi circa 14mila abitanti è la città più grande dell'alto Verbano. Circondata da colline verdi e panorami incantevoli, vanta una storia antica e affascinante.

Le sue origini risalgono all'epoca romana e il suo nome compare per la prima volta in un documento dell'anno 1169. Già da tempo, però, era un importante punto di passaggio e di scambi commerciali grazie alla posizione strategica tra Italia e Svizzera.

Nel corso del Medioevo e del Rinascimento, Luino fu contesa da diverse famiglie nobili e potenze regionali, passando dai Visconti agli Sforza fino alla dominazione spagnola. Nel XIX secolo fu anche un importante centro del Risorgimento italiano, con Giuseppe Garibaldi che nel 1848 combatté proprio qui durante le Cinque Giornate di Milano, lasciando un segno indelebile nella memoria cittadina. A lui è dedicata la statua presente a pochi passi dal lago, realizzata quando era ancora in vita.

Durante il Novecento, Luino ha conosciuto una crescita legata all'industria tessile e al turismo. Oggi è una cittadina vivace e accogliente, punto di partenza ideale per scoprire i paesaggi della Valcuvia, del Lago Maggiore e delle valli svizzere. Il suo centro storico racconta antiche storie tra vicoli, portici e un vivace mercato settimanale di fama centenaria – istituito da Carlo V nel 1541 – che ancora oggi, ogni mercoledì, attira visitatori e turisti da tutta Europa.

Luino è anche la città che ha dato i natali a famosi artisti e custodisce un 'genius loci' del quale lo scrittore Piero Chiara e il poeta Vittorio Sereni sono forse tra i massimi rappresentanti. Tra i nati in città si annoverano anche gli attori comici Massimo Boldi e Francesco Salvi.

Natura e cultura, Luino è il luogo ideale per chi cerca relax in un'atmosfera autentica e da cartolina. Un angolo di bellezza tutto da scoprire, in ogni stagione.

MACCAGNO CON PINO E VEDDASCA

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MASCIAGO PRIMO

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MESENZANA

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PERSONAGGI DI SPICCO
Giovanni Carnovali (anche Carnevali) detto il Piccio (Montegrino Valtravaglia, 29 settembre 1804 – Coltaro, 5 luglio 1873) è stato un pittore italiano. 
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Carnovali 

MONTEGRINO VALTRAVAGLIA

Il paese di Montegrino Valtravaglia si estende dal fiume Margorabbia alle pendici del monte Sette Termini, composto da nove borghi (Cucco, Riviera, Sorti, Bosco Valtravaglia, Castendallo, Sciorbagno, Montegrino, Ostino e Sciorbagno) oltre ad altre numerose località sparse sul grande territorio che lo compone.

La sua storia non è semplice – arricchita da contrasti tra i soppressi comuni di Montegrino e Bosco Valtravaglia (che nei secoli hanno avuto continui accorpamenti e scioglimenti tra loro) – ma è ricca di elementi storico artistici provenienti dal passato, a partire dal Masso Altare presso le bolle di Montegrino, passando dagli affreschi di Guglielmo da Montegrino presso la chiesetta di S. Martino, le numerose chiese dislocate sul territorio in particolare piccolo museo di arte sacra presso la chiesa dell'Annunciazione a Bosco Valtravaglia ed il famoso presepe di radici di Fermo Formentini.

Si ha traccia di popolazioni preistoriche stanziali antichissime che hanno lasciato segni della loro presenza mediante le incisioni rupestri a Montegrino. Attestata anche la presenza di Romani a Bosco Valtravaglia, come testimoniato dal ritrovamento di monete ed oggetti di varia natura venuti alla luce durante degli scavi; in particolare, nelle vicinanze del centro abitato, agli inizi del secolo scorso, furono rinvenute delle sepolture d'epoca romana, unitamente ad una moneta bizantina dell'imperatore Anastasio I (V sec. d.C.).

Tutto il territorio ha la fortuna di essere immerso tra lussureggianti boschi, ambienti ad alta naturalità quali il laghetto di Montegrino, la cima del Monte Sette Termini, prati e pascoli e la presenza di numerosi sentieri che portano il turista tra i borghi e le porzioni di territorio più belli e panoramici, con scorci verso il Lago Maggiore e la Valcuvia.

All'interno del territorio e immerse tra i boschi vi sono le famose fortificazioni militari della Frontiera Nord, più comunemente conosciute come trincee della linea Cadorna, edificate durante la prima guerra mondiale a difesa del territorio contro un possibile attacco della Germania attraverso la Svizzera.

Tra le persone native di Montegrino Valtravaglia più illustri vi sono sicuramente il pittore Giovanni Carnovali detto "il Piccio", nato a Montegrino nel 1804 che è stato uno dei pochi pittori romantici italiani a trasferire sulla tela il sentimento, con autentica spontaneità, senza indulgere in imitazioni a correnti pittoriche contemporanee e forse può essere indicato come il primo degli scapigliati.

Guglielmo da Montegrino invece fu un pittore attivo tra le valli tra il XV e XVI secolo, artista che esprime nelle sue opere, soprattutto nella raffigurazione dei volti, una vena espressionistica, che spesso sfiora il grottesco, facilmente riconoscibile; il suo stile si caratterizza anche per una gamma cromatica che predilige i colori forti, accostati per contrasto. Il linguaggio delle immagini è sempre aspro e grafico, sottolineando con insistenza particolari di corpi e volti. Guglielmo da Montegrino, insomma, coniuga nella propria arte elementi di tradizione con influenze espressionistiche di gusto nordico e non rifiuta dei tocchi popolareschi.

In epoca più recente nasce a Bosco Valtravaglia nel 1914 Massimo Antime Parietti, artista di rango che nella vita non ha mai smesso di sperimentare, di provare, di esercitarsi, rinnovandosi sempre. Nella sua produzione sono ravvisabili periodi diversi: vi si riconosce l'evoluzione di un linguaggio artistico che ha cercato di esprimersi in forme sempre nuove, con opere di impronta impressionistica, realistica, con vene di chiarismo.

Non vi sono solo artisti originari del territorio, ma anche lo storico Marco Formentini, nato a Bosco Valtravaglia, appassionato cultore di storia ed economia, ha lasciato numerose opere, alcune delle quali inedite; si dedicò anche alla storia del proprio paese, pubblicando i cenni statistici, storici e biografici riguardanti il Comune di Bosco e i suoi abitanti, Milano 1856. A lui è dedicata anche una via in Milano tra via Brera e via Mercato.

Altro personaggio illustre fu Dante Ughetti che nacque a Montegrino Valtravaglia nel 1925, si laureò in Lingua e letteratura francese alla Bocconi e fu assistente all'Università di Padova, sezione staccata di Verona. Oltre all'insegnamento, si dedicò ai suoi studi e ricerche scientifiche. Fu incaricato all'Istituto Universitario Orientale di Napoli, dedicando la propria attenzione di studioso a François D'Amboise, Jean de La Taille, Claude Henri de Saint-Simone e divenne infine docente universitario di ruolo presso l'Università di Napoli, dove rimase fino al 31 ottobre 1977. Rientrò all'Università di Padova, dove rimase fino alla morte, ma ebbe una vena spiccata per la poesia.

Il comune di Montegrino Valtravaglia, pur essendo un piccolo centro, ha dunque la fortuna di avere una notevole ricchezza naturalistica, storica e culturale a due passi da Varese e dal magnifico Lago Maggiore.

ORINO

Orino è un piccolo borgo di circa 850 abitanti, adagiato sulle pendici nord-occidentali del massiccio del Campo dei Fiori, a 456 m.s.l.m. Qui il tempo scorre lentamente, tra natura, storia e tradizione, offrendo un ambiente ideale per il turismo lento: escursioni, passeggiate e relax immersi nel verde.

Il cuore del paese è piazza XI Febbraio, dove si trovano la sede del Municipio, la chiesa della Beata Vergine Immacolata (che ospita un pregevolissimo organo Mascioni) e il Circolo Familiare di Orino. Da ammirare anche la Rocca, imponente fortificazione di origine pre-romana (III-IV sec. a.C.), un tempo strategico punto di controllo sulle vie verso la pianura padana e il Lago Maggiore. Dalla Rocca si gode una vista spettacolare su tutta la Valcuvia.

La Fonte Gesiola è invece un'antica fonte, documentata fin dal 1656 e restaurata nel 1949. Ancora oggi viene frequentata per bere l'acqua fresca della sorgente e per essere ospiti del suo "crotto" attraverso una tranquilla passeggiata dal centro nel bosco.

Altro simbolo del paese di Orino è senza dubbio il tiglio monumentale che sorge vicino alla chiesetta di San Lorenzo (XIV secolo): un albero monumentale di oltre 170 anni a cui il paese è estremamente legato per la sua imponenza e il valore storico-naturalistico. Qui vicino si trovano il parco giochi e un Centro Sportivo dove ristorarsi e praticare calcetto, tennis, basket oltre che le bocce, circondati da uno scenario verde di rara bellezza.

Gli amanti della natura e del trekking possono godersi il sentiero n. 2 (302) verso il Pian delle Noci e il Forte di Orino che parte dal centro del paese: lungo 3 km e con circa 700 metri di dislivello, conduce, attraverso il fitto del bosco di castagni, noci e faggete, al Pian delle Noci e poi al Forte di Orino (1139 m) con scorci panoramici di grande impatto sul lago di Varese, il lago Maggiore e il massiccio del Rosa.

Oltre a questo, numerosi altri tracciati si diramano dal paese verso i paesi limitrofi (Castello Cabiaglio, Cuvio, Caldana di Cocquio Trevisago) e il massiccio del Campo dei Fiori, ideali anche per le mountain bike.

Nella zona del "Campo sportivo" in località Fugiana si trovano poi il Parco della Biodiversità, gestito dall'associazione Matrioska che custodisce il frutteto didattico con la mela poppina – un'antica varietà di mela autoctona recentemente riscoperta e coltivata – e un'antica e pregevole selva castanile che, così come tutta l'area boschiva che abbraccia il paese, era un tempo risorsa essenziale per la popolazione locale che basava la propria economia anche sulla raccolta e lavorazione delle castagne.

Sito web: https://comune.orino.va.it/hh/index.php  

Ulteriori informazioni, documenti e testimonianze sono disponibili sul sito https://www.orinosmartvillage.it/ 


PORTO VALTRAVAGLIA

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RANCIO VALCUVIA

Rancio Valcuvia è un paese di circa 900 abitanti, composto da due nuclei abitati: quello principale di Rancio, ai piedi del Sass Marée, e quello della frazione di Cantevria, sull'altro versante della valle, alle pendici del monte San Martino. Il torrente Rancina attraversa il centro storico e ben cinque ponti collegano le due sponde opposte.

Il territorio ha una forma molto irregolare e con dislivelli importanti da una località all'altra: si passa, infatti dai 280 m.s.l.m. della località Casone ai circa 500 ai confini con Brinzio e Bedero.

Secondo alcuni studiosi l'origine del nome Rancio è da riportare alla parola "ransc", ovvero rancido, in riferimento all'umidità del terreno. Tracce documentali su Rancio Valcuvia se ne trovano intorno all'anno Mille, in atti notarili, oppure in riferimento a fatti ecclesiastici, ma non si hanno notizie dirette sull'origine, sulla vita e neppure sulla forma dell'abitato.

La frazione di Cantevria è un piccolo borgo che da sempre volle aggregarsi a Rancio, come canta Giovanni Stefano Cotta nel suo carme sulla Valcuvia. Il suo nome significa, secondo uno studio inedito del compianto don Mario Frecchiami, casa o gruppo di case poste vicino all'acqua, con chiaro riferimento alla palude che fino a non molti secoli fa copriva il fondovalle.

In epoca medioevale Rancio aderì al Comitato del Seprio, passò poi al vescovo di Como per finire assoggettata ai milanesi dal 1196. Nel 1450 vi fu il passaggio sotto il feudo dei Cotta e, trecento anni, dopo divenne proprietà dei Visconti Borromeo e dei Litta.

Nel 1592 Rancio contava ben quattro chiese: la parrocchiale dei SS. Fabiano e Sebastiano, l'oratorio di San Pietro in Cantevria, la cappella di San Materno e la chiesa del Rossignolo. Di queste, solo le prime due si sono conservate fino ai giorni nostri, anche se rispetto a quei tempi hanno subito modifiche radicali.

Il centro storico è ingentilito dalla presenza di alcuni edifici definibili come "signorili" per la presenza di portali lavorati, corti regolari, porticati e piccoli giardini interni. Si possono citare palazzo Sacchetti e la casa Della Porta-Velati.

Alcuni storici indicano la presenza nel XIV secolo di un chiostro retto dall'ordine degli Umiliati. L'edificio, oggi destinato ad uso residenziale, oltre a presentare alcune finestre a sesto acuto mostra delle belle colonne monolitiche e alcuni affreschi che rappresentano stemmi nobiliari di famiglie del Varesotto.

Numerosi sono poi gli affreschi votivi presenti sulle facciate degli edifici in entrambi i centri storici, non sempre di qualità pittorica elevata, ma testimonianza di una cultura popolare profondamente legata alla chiesa e al culto dei santi. Degno di nota è l'affresco dedicato alla Madonna del Latte in via San Pietro a Cantevria, probabilmente dipinto all'inizio del XV secolo da Thomas de Creppa, che rappresenta la Madonna in trono che allatta il bambino con ai lati sant'Antonio e san Cristoforo.

Il sotterraneo del Municipio di Rancio Valcuvia è un Luogo della Memoria, che ricorda i fatti avvenuti in paese nel novembre 1943: come i comuni limitrofi, il paese fu infatti coinvolto nella battaglia del San Martino, tra le prime della Resistenza italiana.

Uno dei personaggi illustri del paes è Leopoldo Maggi, nato qui nel 1840 e morto a Pavia nel 1905: illustre scienziato che ha si è dedicato alla Valcuvia, sua terra natale, riscoprendo e analizzando molti aspetti naturalistici, ambientali e archeologici. A lui la precedente Comunità Montana della Valcuvia ha dedicato un convegno nel novembre 2002. In quell'occasione è stata posta una lapide commemorativa sulla facciata della biblioteca comunale.

Biblioteca che è intitolata a Giancarlo Peregalli, nato a Rancio nel 1949 e morto nel 2002: la sua attività di archivista e di storico è conosciuta da molti. Fondatore della rivista "Terra e Gente", appassionato di traduzioni da codici e pergamene medioevali, autori di innumerevoli pubblicazioni e libri, docente a diversi corsi di aggiornamento: Peregalli è stato ed è un punto di riferimento per chiunque voglia intraprendere qualsiasi ricerca.

Sito web: https://www.comune.ranciovalcuvia.va.it  

TRONZANO LAGO MAGGIORE

Il Comune di Tronzano Lago Maggiore è disteso su di un poggio che domina il Verbano a circa 350 m.s.l.m, sotto le pendici del Monte Borgna, su una vasta superficie di circa 11 km quadrati con un dislivello di circa 1000 m (dai 193 m s/m del Lago ai 1.160 m del Monte Borgna).
Le sue antiche origini sono testimoniate dai ritrovamenti archeologici e dai segni che l'uomo ha lasciato sul territorio per le sue attività. È probabile l'origine celtica dei primi insediamenti in un territorio "sulla via delle genti" che, costeggiando il lago lungo i terrazzi di origine glaciale, congiungeva l'area alpina a quella prealpina.
Il nucleo di Tronzano, come la frazione di Bassano, ha mantenuto la sua fisionomia originaria, ha una struttura semplice, raccolta intorno a un unico asse viario, interrotto da strette viuzze.
L'area a lago è caratterizzata dalle piccole località Ronco Scigolino, Poggio e Canovi, la parte montana dalla località Monti di Bassano.
A Tronzano tutti i vicoli sono stati lastricati con le vecchie piode che ricoprivano i tetti delle case prima di sostituirle, dopo gli anni Cinquanta, con tegole. Sui muri bassi che delimitano gli orti sono ancora visibili le "tavole a mulino" per i giochi all'aperto; altre testimonianze sono le pile dell'orzo, blocchi di pietra squadrati o arrotondati che servivano per la brillatura dell'orzo, molto coltivato nel Gambarogno e nel Locarnese.
Numerose le meridiane con le diciture in parte cancellate e i resti di vecchi mulini lungo i torrenti maggiori ("Valegion" e "Molinera"), e delle opere di canalizzazione. Orzo, segale e granoturco erano i cereali più coltivati.